Il passaggio delle nostre produzioni dal metodo Kit
ed E+G alle ALL GRAIN (nostra croce e delizia) è coinciso anche con il termine
dell’utilizzo del, a parer mio, poco simpatico tappo a fungo di plastica con
tanto di gabbietta metallica e capsula termoretraibile a un più consueto e simpatico
(per il mondo della birra) tappo a corona.
Da qui abbiamo deciso di iniziare ad utilizzare
anche un sigillo di garanzia.
Che cosa è ‘sto sigillo?
Una semplicissima etichetta adesiva da apporre sulla
testa del tappo a corona e da incollare bene alle pareti del collo della
bottiglia.
Qual è il suo scopo?
Unicamente di garantire che la bottiglia NON sia mai
stata aperta.
La nostra decisione è sicuramente più dovuta ad un
fattore estetico e di personalizzazione della bottiglia stessa che ad un
fattore di sicurezza e garanzia (visto e considerato che le poche bottiglie che
facciamo ce le beviamo noi, non sono in vendita, e che una volta aperte, siano
anche da 2 litri o più, difficilmente non rimangono vuote!!)
Ma cosa stampare sul sigillo????
Scartata l’idea di un’immagine, considerando la
forma dell’etichetta, decidiamo di virare in un testo, una frase…..o meglio un
MOTTO, UNO SLOGAN; cioè qualcosa di rapido, facilmente memorizzabile, che
riconducesse senza dubbio alcuno al mondo degli Homebrewers e della birra.
“Rimbecilliti” come siamo quotidianamente da spot
pubblicitari (in tv, alla radio, in internet, nelle app, per strada), penso io,
non sarà difficile trovarne uno!
E invece, vuoi forse anche per una nostra poco
fertile fantasia, vi posso assicurare che motti e slogan sono molto, molto,
molto più facili da memorizzare che da creare!
Per gioco sfido chiunque stia leggendo a capire di
quale marca si stia parlando, sarà semplice riuscire a completare almeno 7 o 8
dei 10 seguenti slogan:
….,
just do it.
Toglietemi
tutto, ma non il mio ….
Caffè
……., più lo mandi giù e più ti tira su
Che
mondo sarebbe senza …….?
…..
………., sapore vero.
Altissima,
purissima ………
… …., così tenero che si taglia con un grissino
……. il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è
………, la cucina più amata dagli italiani
Banca …….., costruita attorno a te
E con questo elenco si potrebbe
continuare all’infinito!
Non avendo la minima idea su come poter
generare una frase così d’effetto tanto da impatto da poter rimanere impressa
nella mente (ed associata alla nostra birra) decidiamo di “prendere in prestito”
–eufemismo- qualcosa di già esistente.
La mancanza di eleganza e di stile che
potrebbe contraddistinguere il “copiare” è a mio avviso e nel nostro caso
completamente annientata dalla ricchezza di storia e dalla bellezza di
significato che la frase scelta porta in sé.
Come d’incanto, infatti, emerge un certo
nostro romanticismo (che nascondiamo molto bene sotto una scorza ben spessa):
CHI BEVE BIRRA CAMPA CENT’ANNI!
Sia chiaro, la birra non vuole fare concorrenza alle
industrie farmaceutiche né tantomeno può essere considerata come un elisir di
lunga vita; la frase, nata Italia negli anni 20, aveva infatti il solo ma
importantissimo scopo di pubblicizzare il prodotto nel nostro paese.
Abbiamo notizie della frase in questione dal 1929.
Fu la prima campagna (pubblicitaria) collettiva. Non era ancora l'epoca dei
testimonial celebri e la "reclame" (allora, si chiamava così) mirava
ad accrescere il consumo di birra attraverso la presentazione delle sue qualità
benefiche.
Degli slogan recitavano testualmente:
"Bevetela durante i pasti. Facilmente digeribile,
contenente sostanze toniche e nutrienti.”
“La
birra è indicata durante i pasti, anche per le donne, vecchi e bambini”
“Assicura
sonni tranquilli e umore lieto".
(chi è che discorda su “sonni tranquilli e umore lieto”?)
Ma, probabilmente, la mitica “Chi beve birra campa
cent’anni!”, ha origini ancora ben più lontane.
Si pensa infatti che questo modo di dire sia stato coniato
in Inghilterra, per la precisione a Londra, durante il periodo della Grande
Puzza (Great Stink).
Un tuffo nella storia….E’
l’estate del 1858, periodo durante il quale il centro della capitale britannica
fu colpito da un intenso odore di acque reflue
non trattate di origine umana.
Sino a tutto il diciannovesimo secolo, infatti, a
Londra erano presenti solo 15 miglia di fogne. In pratica, i gabinetti si
trovavano solo nelle ville più importanti!!
La gente non poteva quindi fare a meno di
“utilizzare” il Tamigi.
La situazione, mano a mano che la popolazione
aumentava sempre di più, si trasformò da difficile a quasi impossibile.
Nell’anno della “Grande Puzza” (1858) si dice che le persone si dovevano
coprire il naso con un fazzoletto ogni volta che uscivano di casa per non
sentirsi male. Anche il lavoro dello stesso parlamento inglese per un periodo
nell’estate dello stesso anno si dovette arrestare a causa di questa puzza!
Ancor peggio, la pessima situazione igienica fu
causa di epidemie… una su tutte quella del colera (all’epoca le cause del
colera non erano note e si pensava che esso si trasmettesse via aerea). Chiunque,
non essendo a conoscenza dei pericoli, utilizzasse o bevesse l’acqua infetta
del Tamigi era a serio rischio.
Ma cosa c’entra la birra in tutto ciò?
Più passa il tempo, più i morti aumentano e più ci
si rende conto che, appunto, ci beve birra (e non acqua!!) fosse in qualche
modo immune alla malattia -da qui potrebbe risalire il celebre motto-.
Questa “magia” era dovuta al fatto che per la
brasatura della birra l’acqua era bollita prima di essere consumata sotto le
sembianze del celebre infuso. L’idea che la birra potesse regalare una vita più
lunga e/o guarire dalle malattie contagiò tutti, tanto da far diventare questa
bevanda la più consumata all’interno degli ospedali dell’epoca (oltre che, a
volte, utilizzata addirittura come moneta di scambio).
Nonostante l’importanza ed il ruolo attivo che ha
avuto la beneamata birra nella vicenda, le vicissitudini della Londra dell’età
vittoriana terminarono solo a fronte di una radicale trasformazione della
città; il Tamigi venne “purificato” e cominciò la costruzione di un nuovo
sistema fognario di 1300 miglia complessive.
Ecco le nostre prime birre con il sigillo della
storica frase!